- di Reginald ROSE
- traduzione Giovanni Lombardo Radice
- Adattato per il teatro e diretto da:
- Pinuccio BELLONE
Personaggi Interpreti
Numero 1 ……….. Cristina VIGLIETTA
Numero 2 ……… Agnese FISSORE
Numero 3 ……… Luciano BORRA
Numero 4 ……… Barbara GALLESIO
Numero 5 ……… Marino GANDOLFO
Numero 6 ………. Franco PORRERA
Numero 7 ……….. Andrea EGGMANN
Numero 8 ………. Stefano SANDRONI
Numero 9 ………. Aldo DEMONTIS
Numero 10 ………. Sergio BUFFA
Numero 11 ……… Emil DOBREVA
Numero 12 ……… Lidia RAVERA
La guardia ……… Sergio BOSSOLASCO
TRAILER
LA STORIA
Agosto 1954. New York, tribunale. Le dodici persone arrabbiate sono i 12 giurati componenti la giuria popolare che si ritira in camera di consiglio, in un caldissimo pomeriggio di metà agosto, per emettere un verdetto in un processo nei confronti di un ragazzo di 18 anni accusato di parricidio. In accordo con la legislazione americana (ora come allora), il verdetto (di colpevolezza o innocenza che sia) deve essere espresso all’unanimità. Un verdetto non unanime porta alla ripetizione del processo. Il processo pare non lasciare adito al dubbio; alcune testimonianze inchiodano il ragazzo alle sue responsabilità che paiono, da subito, chiare e definitive. I giurati pensano di sbrigare la faccenda in poco tempo emettendo un giudizio di colpevolezza che condannerà il ragazzo alla pena capitale. La vicenda però si complica da subito, quando uno dei Giurati, non convinto sulla colpevolezza dell’imputato, solleva dei dubbi sulle testimonianze e su come è stata impostata la difesa d’ufficio. Con una finezza psicologica pari alla sagacia dialettica, cerca con tenacia di convincere gli altri 11 a riesaminare il caso, smantellando la superficialità e i pregiudizi dei suoi colleghi nel nome di “un ragionevole dubbio”. Tra i 12 inizia un dibattito serrato, a volte violento, che li tratterrà più di quanto pensavano nella “fornace” della camera di consiglio, fino all’epilogo con sorpresa. Il copione sfrutta ottimamente molti elementi importanti: le testimonianze, incredibilmente contrastanti, rievocate e interpretate da ogni giurato; il rapporto fra un membro e l’altro della giuria in un caso di vita o di morte; il tipo emotivo di ogni singolo giurato; alcuni problemi pratici come il caldo, l’orario e la scomodità della stanza. La battaglia dialettica tra dodici persone chiuse in una stanza è metafora della nostra società con tutte le sue contraddizioni, le sue discriminazioni, le sue paure, le sue violenze.
NOTE DI REGIA
Testo magnifico, attuale, che pone in risalto i limiti, a volte tragici, della giustizia. Quel che sembra evidente non lo è sempre e quindi è necessario sgombrare la mente dai pregiudizi, dalle opinioni personali e ricercare l’obiettività. Le dodici persone portano in camera di consiglio i loro pensieri, le loro convinzioni, i loro preconcetti, le loro debolezze e le loro paure. Il dibattito che ne scaturisce diventa, a volte, così cruento che riflette, in modo esemplare, le varie sfaccettature della società. Pur datato negli anni ’50 il testo di Rose è perfettamente adattabile ai giorni nostri.
Una prova difficile che ha visto impegnati gli attori de LA CORTE DEI FOLLI in lunghi mesi di prova per cercare di rendere al meglio un testo complesso, tragico, attuale e di difficile realizzazione.
Una scenografia scarna ed una impostazione scenica “a ring” pongono gli attori in mezzo al pubblico con l’intento di coinvolgere lo stesso nelle loro vicende e nei loro battibecchi.