Vincitori della VIII edizione 2022
1° Classificato

GIUSI ARIMATEA
ALLORA TI HO LASCIATA ANDARE
Giornalista, critico teatrale iscritta all’ANCT e insegnante di materie letterarie nella scuola secondaria di secondo grado.
La sua formazione umanistica, conclusi gli studi universitari in Lettere moderne e Scienze storiche, si pone al servizio d’ogni esplorazione e lavoro in ambito artistico-culturale.
Nel settore giornalistico (cartaceo e online) si occupa prevalentemente di teatro, cinema, letteratura, arte, cronaca e sport.
Prolungamento accademico specifico dei settori cinematografico e teatrale sono i percorsi di sceneggiatura, scrittura per corti e drammaturgia.
Ha scritto saggi storici, testi per il teatro, soggetti, sceneggiature, dialoghi di cortometraggi e film.
Già vincitrice della VII edizione del Premio Folle d’Autore 2021.
SINOSSI
Un universo intimo e al femminile, dalla vedova Pracanica a Lulù, che copre un arco temporale corrispondente a tre generazioni. La morte è relegata al ruolo di comparsa grazie all’invenzione di un mondo minuto ove le anime buone dimorano per sempre. Il ricordo va allora ad annidarsi negli oggetti, l’aria è satura dei gesti, delle parole, dell’amore di chi non c’è più.
Lulù, nel tentativo disperato di trattenere per sempre la madre, ne ha rinchiuso il ricordo dentro casa. Poi è fuggita. Una maniera, la sua, di eludere il dolore. L’illusione di ritornare un giorno e trovarla. Il bisogno, umano, di fermare il tempo. Di ingannare la morte.
Un giorno subentra tuttavia l’urgenza di rimettere assieme i pezzi e vedere che la struttura, frangibile e comunque ostinata, regge. Quello è il giorno in cui per la prima volta Lulù guarda davvero in faccia il dolore.
Sfilano, intanto, i ricordi. Gli oggetti riacquisiscono la voce. Il tempo resta allora il naturale metronomo al dipanarsi della vita, delle vite. Lulù ne contiene più d’una. Deve solo trovare il coraggio, ora che il fiato è corto dopo la corsa, di confonderle col vento, di respirarle ancora e ancora, poi di lasciarle andare.
Ricordi che a poco a poco si dipanano emergono quasi alla rinfusa, lasciando intravvedere una trama sconnessa, un filo esile come le vite che il testo rievoca con parole delicate. Parole che ci prendono per mano e ci guidano nei meandri di una memoria così personale da diventare comune a tutti. E assistiamo rapiti alla magia che restituisce vita alla memoria.
2° classificato
ANTONELLA ARTINO
MAGNESITE
Laurea in Scienze Politiche, indirizzo internazionale.
Tesi nell’ambito del Corso di Storia Politica Contemporanea sulla vita e latestimonianza storica, politica e civile di Primo Levi.
Nel 1992, ha contribuito alla nascita del Centro Culturale IL SIPARIO STRAPPATO di Arenzano (Genova) e ha fatto parte della Compagnia Teatrale guidata da Lazzaro Calcagno, attore e regista diplomato alla Scuola dello Stabile di Genova.
Nel 1997, nell’ambito di una rassegna per giovani registi, ha portato in scena un suo testo teatrale comico-sentimentale dal titolo “Dividerei la montagna”.
Dal 2005 ha seguito corsi di recitazione presso il Teatro Cargo e il Marte Teatro e seminari tenuti da Roberto Serpi, Mariella Speranza e Giampiero Rappa.
Dal 2013 frequenta il corso di Scrittura teatrale e drammaturgica tenuto dallo scrittore e regista Marco Romei.
Nel 2018, partecipando alla 4a edizione del Concorso per testi teatrali “La Riviera dei Monologhi” a Bordighera (Imperia), ha vinto il premio come Migliore personaggio maschile per il suo testo “BORDERLINE”.
SINOSSI
Lo scalatore di parete si ritrova bloccato sul fondo e non può fare niente per modificare la propria condizione. Sa come, quando e perché. Sa cosa è stato giusto e cosa valido. E cosa non lo è stato. Nonostante tutto il male, resta fiducioso. Ha fiducia in se stesso, nelle sue scelte, nei suoi incontri. Non è disperato, non è arrabbiato, è consapevole. E resta il ragazzo che è sempre stato: generoso e ingenuo, non per stupidità, ma per scelta. Perché anche il metro dell’ingenuità è un metodo di ricerca per scoprire, imparare, adattarsi e migliorare. Il ragazzo è un ricercatore! Ma nell’ombra del suo forzato riparo non si aspetta e non cerca un miracolo: sa solo che qualcuno verrà.
Esiste un legame, una polvere che ci permette di restare impressi nella materia e nell’animo di chi incontriamo. Una magnesite inodore che si attacca alla pelle e alla memoria e fa sì che non possiamo scomparire mai davvero. Magnesite non è rabbia, non è menefreghismo, non è mai “ Tanto se l’è cercata!”. Magnesite è indelebile ricerca di giustizia e verità. Si posa ovunque! Perché “Impalpabile, non vuol dire che non esista.”
MOTIVAZIONE:
Può capitare a tutti, per un peccato di ingenuità può succedere di perdere presa e precipitare nel fondo più fondo, da dove non c’è ritorno. In un cassonetto, brandelli di un corpo, punti interrogativi scomodi perché qualsiasi risposta è sbagliata. Soprattutto quando gli eventi evocati sono terribili nella loro crudeltà disumana. Il testo, duro e graffiante, lascia un segno che diventa cicatrice.

3° classificato

TERESA DELLA MONICA
SENZA. SONO ALTRO
Diplomata presso il Liceo Artistico E. Bianchi – Virginio di Cuneo in Arti Figurative con specializzazione in Discipline Pittoriche e Visive.
Ha seguito successivamente il Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione presso l’Università degli Studi di Torino, laureandomi nel novembre del 2018.
A seguito del tirocinio universitario presso il Centro Aquilone S.r.l, a partire dall’ottobre del 2018, ha seguito il Doposcuola del Centro presso i locali della Scuola Macrino, in Alba e il progetto Aquilone Camp 2019.
Specializzata in Arteterapia Psicodinamica nel Novembre del 2021 e attualmente sta conseguendo la Laurea Magistrale presso l’Università di Scienze Pedagogiche.
Oltre all’Educativa, conduce laboratori artistici individuali e per gruppi a scopo espressivo ed educativo, mediante i quali i partecipanti possano confrontarsi ed esprimersi attraverso attività manipolativo-espressive per incentivare il ‘non-giudizio’ e la libera espressione del singolo. L’obiettivo principale dei laboratori è quello di creare uno ‘spazio per sé’ protetto e contenuto, in cui ciascuno, vivendo e sperimentando nuove sensazioni ed emozioni, possa cominciare a sentire e a sentirsi attraverso la totale libertà d’azione e l’assenza del giudizio.
Fa parte della Compagnia Teatrale Amatoriale “La Corte dei Folli a.p.s” dal 2015, ha frequentato diversi corsi di formazione e stage.
SINOSSI
Ci sono abiti che sembrano non andar mai bene, altri che calzano troppo stretti, altri ancora che abbiamoCi sono abiti che sembrano non andar mai bene, altri che calzano troppo stretti, altri ancora che abbiamoamato, ma che ci hanno fatto soffrire terribilmente. E poi ci sono abiti che raccontano storie, le raccontanosottovoce, ridendo, a volte scherzando. Questo è il viaggio di Nina, un viaggio tra abiti del passato e abitiche vorrebbe indossare, abiti che parlano di ricordi o che danno voce a paure che sembrano non passaremai del tutto inosservate.
Quando la voce della sincerità parla, attorno si crea un silenzio imbarazzato perché parla anche di me. Ci sono anch’io da qualche parte tra quelle parole difficili da ascoltare ma ancor più difficili da dire. Provare a guardare il mondo da un altro punto di vista può dare le vertigini, annulla tutte le sicurezze e ci lascia nudi. Per diventare un po’ più umani c’è un gran bisogno di ascoltare voci come questa.