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OLTRE LA STRISCIA di Fabio Pisano Regia Pinuccio Bellone
NOTE DI REGIA "Sei colpevole soltanto d'essere innocente”, leggendo il testo di Fabio Pisano mi ha molto colpito questa frase. Cosa vuol dire essere colpevole d'innocenza? Vuol forse dire che l'unica colpa che hanno i due personaggi è quella di non avere colpe? Di essere semplici strumenti, a volte offensivi, di un qualcosa che loro non hanno potuto decidere e sul quale non sono riusciti ad intervenire? La storia, purtroppo, soprattutto quella recente, è piena di colpevoli d'innocenza, persone che, loro malgrado, non sono riuscite a star fuori dagli eventi o a rientrare perché andati “oltre la striscia”. Preparare questo spettacolo con Stefano e Lorenzo è stato un privilegio per la loro bravura, la loro dedizione e la volontà con la quale hanno voluto prima capire e poi agire per rendere efficaci le figure dei due personaggi. Gli effetti sonori che avrete modo di udire sono i veri e propri “rumori” dell'intifada quelli che, quasi quotidianamente, hanno modo di udire le persone che vivono “nella striscia” e che cercano un modo qualunque per uscirne, per andare “oltre” anche se sanno perfettamente che, una volta usciti, non sarà facile rientrare … perché “la striscia” è dentro ognuno di noi ed una volta subite le scelte fatte da altri non si può tornare indietro.
NOTE DELL'AUTORE Akram e Rinan, due uomini. Akram è un medico rimasto in Palestina per poter curare la propria gente. Rinan, invece, sperando in una vita migliore, abbandona giovanissimo la sua terra d'origine per andare oltre la striscia di Gaza e raggiungere Israele. Akram e Rinan, entrambi alla resa dei conti, rappresentano la verità e la paura, concetti così prossimi che possono addirittura fondersi e sovvertire ogni ordine. “Oltre la striscia” è una guerra nella guerra, nella guerra. I due personaggi diventano man mano al contempo sequestrati e sequestratori, vittime e carnefici di scelte obbligate, in guerre obbligate. Un percorso lungo un confronto nel quale entrambi saranno colpevoli e che li porterà a raggiungere la consapevolezza che… una volta finiti “Oltre la Striscia”, non si può più tornare indietro. |
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NEL NOME DEL PADRE di Luigi LUnari Regia Stefano Sandroni Una donna ed un uomo si trovano in un luogo misterioso, che presto si rivela come una sorta di purgatorio, dove essi devono liberarsi dai loro drammatici ricordi per approdare ad una meritata pace eterna. Rosemary e Aldo provengono dai poli opposti della nostra società: sono figli di due importanti uomini politici, storicamente esistiti, di contrapposte posizioni ideologiche. Lei è figlia di un uomo potentissimo, un vero e proprio protagonista del mondo del potere e del danaro, lui è il figlio di un povero rivoluzionario, per lungo tempo esule dalla sua patria, che lotta per sconfiggere quel mondo ed imporre una nuova eguaglianza tra gli uomini. Diciamo pure “una capitalista” e “un comunista”. Entrambi i figli hanno pagato un durissimo prezzo alla personalità e alle ambizioni – pur così diverse – dei loro padri, dai quali sono rimasti irrimediabilmente schiacciati. Il dramma si sviluppa intorno al serrato dialogo liberatorio di questi due personaggi, nel luogo dell’anima non ben precisato dove s’incontrano, quasi una sala d’attesa verso un ipotetico aldilà. NEL NOME DEL PADRE, scritto da Luigi Lunari nel 1997. Il germe primo di "Nel nome del Padre" risale al dicembre del 1993, quando mi imbatto in una pagina del "Giornale", allora di Montanelli, nella quale, sotto il titolo di "Un giallo lungo trent'anni" si annuncia che è stato "Ritrovato in una casa di cura di Modena un certo "Aldo" dal carattere contorto e difficile, con tratti schizofrenici e autistici, insuperabilmente solo, che confessa di non ricordare di essere mai stato bambino, e che chiede, al giornalista che lo incontra, com'era suo padre... Non so perché: ho ritagliato quell'articolo e l'ho messo in una cartelletta rossa, e lì l'ho lasciato assieme a molte altre cose. Poi, molti mesi dopo, in un numero del" Sundey Times" di Londra mi ha colpito un trafiletto a metà pagina, in cui si accennava alla sorte di "Rosemary", ricoverata in una lussuosa casa di cura, dopo essere stata lobotomizzata , per volontà e decisione di suo padre che ne sentiva imbarazzante la presenza. Lei, Rosemary, che a suo padre scriveva parole lancinanti, quasi scusandosi di essere diversa, operata al cervello ed "eliminata" a ventun anni, nel 1941, sopravvivrà a tutti, per spegnersi — per quel poco che aveva da spegnere — nell'anno di grazia 2005 mentre Aldo morirà, ancora degente in quella clinica modenese, nel 2011. Ancora una volta non so perché: ma ho ritagliato anche quel trafiletto e l'ho messo nella stessa cartella di cui sopra. Poi, in quella cartelletta, o più verosimilmente nel cervello del sottoscritto, i due ritagli si sono accostati, si sono fusi insieme come per un fenomeno stereochimico, e Aldo e Rosemary si sono incontrati ed hanno cominciato a dialogare e a confrontarsi. Dopo una gestazione insolitamente breve per le mie abitudini nasce "Nel nome del Padre".... Ma qui il sipario si apre e l'Autore si tace: "Nel nome del padre" deve parlare da sé. Luigi Lunari |
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LA STANZA DI VERONICA di Ira Levin Regia Pinuccio Bellone Susan, una giovane ragazza statunitense viene avvicinata al ristorante, mentre è in compagnia del giovane Larry, da due anziani signori John e Maureen, che le raccontano la storia di Veronica, ragazza morta di tisi anni addietro e figlia dei loro datori di lavoro, alla quale Susan assomiglia in modo straordinario. Le propongono e di impersonare Veronica per una sera per cercare di dare un po’ di conforto alla sorella maggiore Cecilia (Cissie) malata di cancro e prossima alla morte. Susan è dubbiosa, non sa se accettare o meno, non sa se credere alle motivazioni dei due anziani o se la loro proposta nasconda qualcosa di poco chiaro. LA STANZA DI VERONICA, scritto da Ira Levin nel 1974, è ambientato tra le pareti di una ricca casa borghese ed ha un testo teatrale sostenuto dalla rassicurante presenza di personaggi insospettabili che sviluppano un perfetto meccanismo che conduce lo spettatore verso una suspence crescente fino al colpo di scena finale dove il racconto si avvolge su se stesso in una circolarità delirante. |
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Regia: Pinuccio Bellone - Stefano Sandroni - Lino Grasso Per festeggiare i 15 anni di attività i nostri folli hanno preparato 20 corti teatrali da 10 minuti circa ciascuno. Alcuni testi sono originali, scritti da nostri "folli": Maddalena Giraudo, Lino Grasso o da amici fossanesi: Costanza Portesani e Marianna Racca. |
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TUT PER 'NA LASTRA ED GIASSA di Pinuccio Bellone e Lino Grasso Regia Pinuccio Bellone
Fossano 1949. Il notissimo personaggio radiofonico, critico e conferenziere Orso Maria LATOBIANCO durante uno dei suoi tour in Provincia e precisamente a Fossano, è vittima di una rovinosa caduta su una lastra di ghiaccio che gli procura una dolorosissima frattura alla gamba. Rifiutandosi di essere ricoverato in ospedale viene assistito in casa dei Signori Ernesto e Margherita STAGLIENO. La sua forzata permanenza in quella dimora finirà per creare scompiglio nel tranquillo menage quotidiano della famiglia. Le continue visite di fattorini e portalettere impegnati a consegnare pacchi e regali al famoso ospite unitamente ad un esercito di amici e personaggi strani che vengono a trovare il “povero” invalido finiranno col creare un trambusto frenetico .
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Regia Pinuccio Bellone "Avete mai ballato il tango? Avete mai provato? Ballare il tango è una cosa che non si può spiegare con le parole, bisogna sentirlo dentro. Un bravo ballerino può far ballare anche chi non ha mai studiato un passo in vita sua. Perchè l'importante non è la tecnica, è il cuore" In un ambiente unico (che poi scopriremo rappresentare due luoghi diversi) un uomo e una donna raccontano la loro storia parlando direttamente al pubblico. L’uomo e la donna non parlano mai tra di loro, ma i loro monologhi si intrecciano e il loro racconto a volte sembra combaciare: si capisce che le loro vite scorrono parallele e stranamente incrociate, ma fino all’ultimo non sarà svelato qual’è il nodo che li unisce. I due personaggi appartengono a due periodi storici diversi, ma stanno raccontando la stessa storia. Solo nel finale si guarderanno finalmente negli occhi e si “parleranno” per la prima volta, ballando insieme un simbolico tango. Il rapporto diretto con il pubblico è di fondamentale importanza: c’è nella scrittura un continuo passaggio dal racconto del passato al racconto del presente e la presenza di un interlocutore, anche se muto (il pubblico, appunto), rende possibili questi salti temporali, evitando che il testo diventi troppo “letterario”. E’ come quando si racconta ad un amico qualcosa che ci è successo: non si bada molto all’esposizione esatta degli avvenimenti: si torna indietro nel tempo con la memoria e poi si va avanti e poi ancora indietro, fino a che alla fine tutte le tessere del puzzle combaciano perfettamente e chi sta ascoltando ha una visione completa dei fatti.
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AMLETO IN SALSA PICCANTE di Aldo Nicolaj
Regia Stefano Sandroni
La tragedia di Amleto vista, con gli occhi della servitù, dalla cucina del castello di Elsinore. Una sapiente ed esilarante riscrittura in chiave comico-grottesca del capolavoro shakespeariano. Note di Regia
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PICCOLI CRIMINI CONIUGALI di E.E. Schmitt Regia Marina Morra Gilles e Lisa, una coppia come tante. Da ormai quindici anni si trovano a vivere un apparentemente tranquillo menage familiare. Note dell'Autore |
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DUCHESSA. FRAMMENTI DI UN ENIGMA di Pinuccio Bellone e Laura Novellini Regia Pinuccio Bellone "Abbiamo cercato di capire, al di là delle vicende storiche, quale potesse essere lo stato d'animo di una donna abbandonata a se stessa nel 1500 e quale ruolo giocarono le persone che ebbero a sfiorare la sua esistenza. Ne abbiamo tratto un lavoro che cerca, attraverso la musica, le luci ed i dialoghi scarni, di tracciarne un profilo intimo, doloroso, nudo. Un omaggio ad un personaggio affascinante e poco conosciuto che, per diversi anni, ha toccato la storia della nostra città...seppur in modo triste e tragico, la DUCHESSA BONA DI SAVOIA". Duchessa Bona di Savoia (Avigliana 1449 – Fossano 1503) Bona di Savoia, nobile di casata, trascorse la propria infanzia nel castello di Amboise alla corte del Re di Francia, di cui era cognata. Per ragioni di alleanze e di equilibri politici sposò per procura, nel 1468, il Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza. A Milano venne a contatto con un mondo incantato che presto la conquistò. Amò con dedizione, come si conveniva ad una nobildonna del suo tempo, quel suo sposo di forte carattere e fu madre esemplare ed amorevole. Il giorno in cui i congiurati le assassinarono il marito, nel 1476, fu per lei un lutto disperante. Presagendo sventure e consapevole del pericolo rappresentato dai cognati per la successione al ducato, insieme al fidato consigliere Cicco Simonetta, prese misure difensive per scongiurare il peggio. Tanto fu determinata e forte a difendere il diritto alla successione del suo primogenito Gian Galeazzo, ancora bambino, quanto fu fragile e ingenua nel lasciarsi incantare ed adulare dal cognato Ludovico il Moro. Subì l'affronto di oscure accuse, le fu sottratto il figlio, fu allontanata e segregata, minacciata, guardata a vista, esautorata di ogni potere. Avvilita e sdegnata rinunciò alla tutela del figlio e lasciò Milano. Non trovò più pace. Pianse il figlio prediletto morto precocemente, sospettando fortemente l'avvelenamento da parte di emissari del Moro. Non poté mai riabbracciare quel suo figlio adorato, non conobbe la nipotina primogenita che morì piccolissima, né altri della propria discendenza. Nella tenuta di Fossano trascorse gli ultimi tre anni di vita, costretta a mendicare aiuti economici presso il nipote Filiberto di Savoia. Dimenticata e sola, si spense nell'indifferenza il 23 novembre 1503. Il mondo in cui era vissuta l'aveva cancellata da tempo e solo due miseri ceri illuminavano la sua semplice bara. Le cronache dell'epoca narrano che il ponte del castello, al passaggio del feretro, cedette ed il corpo della Duchessa caduto nel fossato non fu mai ritrovato. Ancora oggi si narra che il suo fantasma vaghi per le stanze del castello in cerca della tanto agognata pace. |
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ULTIMA ORA di Lorenzo Corengia Regia Pinuccio Bellone È la storia di un condannato a morte. Harry ad un'ora dalla sua esecuzione, che avverrà tramite sedia elettrica, viene lasciato da solo. Riflessioni ad alta voce, deliri e ricordi accompagnano gli ultimi attimi di una vita che dovrà cessare per mano dell'uomo, della società. Colpevole o meno, lo si scoprirà solo alla fine, ma non ha molta importanza. Si cerca di entrare nella psicologia di una persona che conosce con estrema precisione l'ora della sua morte. Un viaggio di un'ora, senza ritorno, ad un ritmo incessante che terrà lo spettatore con il fiato sospeso fino all'ultimo e che saprà provocare forti e contrapposte emozioni. NOTE DELL'AUTORE Un giorno ho aperto un libro; il libro conteneva la lista completa dei condannati a morte degli ultimi trent'anni negli Stati Uniti d'America; dalla lista ho preso un nome e da questo nome ho scritto una storia. La storia dura un'ora, l'ultima ora di un condannato a morte che conosce con estrema precisione la sua fine. Un viaggio di sola andata che traspira di ricordi e affetti: ultimo appiglio, credo, alla bellezza della vita. |
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Regia e adattamento Pinuccio Bellone LA STORIA Per scommessa un dottore fa provare ad un suo amico e collega, felicemente e fedelmente sposato, una sua invenzione, “le pillole d'Ercole” che fanno sorgere, in chi le prende, una pulsione ed un eccitamento irrefrenabile. Le pillole saranno la causa delle “disgrazie” del protagonista che si ritroverà, suo malgrado e con la complicità dell'amico dottore, ad affrontare tutta una serie di situazioni poco piacevoli ed a confrontarsi con un gruppo di personaggi che incontrerà durante i tentativi di risolvere il pasticcio. La storia è dunque centrata sui tentativi maldestri, dei due amici dottori, di uscire da questa situazione imbarazzante, con un intreccio di situazioni nate da fraintendimenti ed incomprensioni che si scioglieranno solo nel finale. NOTE DI REGIA Mi sono divertito da matti!!! Basterebbero queste poche parole per descrivere ciò che il regista ha provato nell'allestimento dello spettacolo. Divertito a tal punto che durante le prove era difficile restare serio e mantenere “quell'aria severa” che chi dirige deve, necessariamente, avere. Gli attori, alcuni dei quali alla loro prima prova in palcoscenico, sono stati diligenti, precisi e volonterosi ed hanno capito da subito che, il loro scopo, era “divertirsi per far divertire”. Sono contento perché ci sono davvero riusciti e ne avrete prova concreta tra poco quando si aprirà il sipario. |
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Regia Pinuccio Bellone MOBY GAME è liberamente tratto dall'opera “Moby Dick” di Herman Melville in cui Ismael (alter ego dell’autore), sopravvissuto al naufragio della baleniera Pequod, narra le vicende del Capitano Ahab e del suo equipaggio a bordo della nave, a caccia di capodogli e balene, in particolare dell' enorme balena bianca Moby Dick. Nella trasposizione di Antonio Martorello il protagonista Ismael, dopo il naufragio della Pequod e la morte di Ahab con tutto il suo equipaggio, cede i diritti del suo scritto alla “Texas Instruments” che li utilizza per produrre un videogioco intitolato appunto MOBY GAME. Il capitano AHAB, irascibile e scontroso come sempre, verrà riportato in vita ogni qualvolta un giocatore inserirà una moneta nel video game, avendo così la possibilità di raggiungere lo scopo della sua vita: uccidere Moby Dick, la balena bianca. Ma dovrà fare i conti con la nuova realtà “virtuale” che gli è stata cucita addosso e che ha radicalmente trasformato i componenti del suo fidato equipaggio e dovrà, necessariamente, adeguarsi al gioco che Ismael, il giocatore, deciderà per lui. |
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TALIANSKI KARASCIO' ... ITALIANI BRAVA GENTE di Pinuccio Bellone Regia Pinuccio Bellone Talianski Karasciò”, italiani buoni, italiani tutto bene. Così la popolazione russa degli anni 1942-43 identificava gli alpini delle divisioni Cuneense, Tridentina e Julia che furono inviati a combattere al fronte della steppa lungo il fiume Don. La compagnia teatrale La Corte dei folli di Fossano (CN) ha fatto propria questa espressione dei poveri contadini delle isbe ideando uno spettacolo che porta tale nome. Il punto di partenza narrativo sono gli scritti di Mario Rigoni Stern, Giulio Bedeschi e Silvio Bertoldi riadattati per le esigenze di scena. A rendere ancora più viva la forza evocativa dello spettacolo sarà la musica dal vivo; le canzoni tipiche della tradizione alpina si alterneranno alle canzonette dell'epoca tra cui “Mille lire al mese”, “Ma l'amore no” e “Il pinguino innamorato”. "Talianski Karasciò" è stato anche richiesto da numerose scuole elementari, medie e superiori, utilizzato a scopo didattico per raccontare alle nuove generazioni una pagina della storia del nostro Paese. |
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Regia e adattamento Lino Grasso Spettacolo canoro, liberamente tratto da "C'è chi vole e chi non pole, grassie l'istesso"di Gipo FARASSINO |
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Regia Stefano Sandroni Anche quest'anno “La Corte Dei Folletti” conclude il suo percorso di crescita attraverso il teatro, regalandoci tutto quello che i ragazzi hanno imparato in sette mesi di intenso e duro lavoro. Lo scorso anno erano 8 “gabbiani”. Questa volta saranno 14 giovani che ci racconteranno una storia, e più precisamente sarà la storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento. Ormai questo nome risuona nelle menti dei nostri ragazzi come il nome di un amico che insieme abbiamo imparato a conoscere e ad amare. La cosa che più ci ha affascinati di questo personaggio è stata la sua forte personalità che lo porta ad avere una sua particolare visione del mondo, dove ognuno cerca la propria dimensione per essere felice. Ci racconteranno la storia di Novecento nell'unico modo a loro congeniale: INSIEME. Saranno sempre tutti in scena senza mai lasciarsi un momento. Perché? Beh, perché non riusciamo più a staccarli! Il gruppo che si è creato è qualcosa di straordinario che si alimenta con la fiducia e l'affetto che lega tutti i suoi membri senza alcuna eccezione. Questo lavoro ha messo a dura prova la pazienza, la costanza, la disciplina e la tenacia dei nostri folletti, ma loro ne sono usciti vincitori sotto tutti i punti di vista. Tirando le fila di un anno di lavoro, tutta la Corte dei Folli non può che essere soddisfatta e orgogliosa dei suoi “folletti”. Spero quindi apprezzerete questo nostro lavoro, nato dalla volontà di quattordici giovani ragazzi e ragazze, di esprimere quello che hanno dentro e di dimostrare, prima di tutto a loro stessi, quanto essi siano speciali. |
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IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON di Richard Bach Regia Stefano Sandroni E dopo 8 mesi di duro lavoro...eccoci! Siamo alla fine! Come prima esperienza della “Corte dei Folletti”, il progetto non poteva chiedere elementi migliori: tenaci, disciplinati, pieni di passione e di energie che non aspettavano altro che essere buttate fuori e riversate su di un palcoscenico. “La Corte dei Folletti” è un progetto nato dall'idea di creare uno spazio per i giovani, in cui essi potessero sperimentare l'esperienza del teatro, non solo come costruzione e messa in scena di uno spettacolo, ma soprattutto come momento formativo di crescita personale. |
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LA VERITA' DELL'ASSASSINO di Marco Santaniello Regia Pinuccio Bellone Il cadavere di Adolfo Fuentes è stato ritrovato in un vicolo del centro storico di Roma. L'indagine viene assegnata ad un giovane Commissario di Polizia, Vittorio Pacelli, che interroga in Commissariato i vari testimoni. Chi era Adolfo Fuentes? Perché è stato assassinato? Il commissario Pacelli, coadiuvato dall'Agente Lucenti, cerca di dipanare la matassa e di stabilire LA VERITA'…. Ci riuscirà, alla fine di una notte di indagini e di interrogatori, scoprendo che, al di là della verità oggettiva, ne esiste un'altra, altrettanto significativa e reale… LA VERITA' DELL'ASSASSINO! NOTE DI REGIA “Adattamento teatrale dell'omonimo racconto col quale Marco SANTANIELLO ha partecipato alla XIV° Edizione del Premio Letterario “FOSSANO IN GIALLO”, risultando tra i quattro finalisti. Una storia avvincente, cruda, che riporta il pubblico a vicende che affondano le loro radici nella nostra storia “dell'altro ieri”. Gli attori de “la corte dei folli” si sono dovuti cimentare, con bravura e professionalità, con le varie sfaccettature psicologiche con le quali l'autore ha sapientemente “colorato” i personaggi che animano questo intrigo romano. A voi giudicare se il lavoro svolto risulta efficace tanto quanto lo è il racconto.” |
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11.11.11. PERCORSI "noir" nel Castello degli Acaja Regia Pinuccio Bellone
Percorso "noir" all'interno del Castello degli Acaja di Fossano (CN), illuminati solo da torce. I racconti del terrore (Guy de Maupassant, Edgar Allan Poe, ecc.) presentati dai nostri "folli". |
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12. LA PAROLA AI GIURATI (Twelve Angry Men) di Reginald Rose Regia Pinuccio Bellone Agosto 1954. New York, tribunale. Le dodici persone arrabbiate sono i 12 giurati componenti la giuria popolare che si ritira in camera di consiglio, in un caldissimo pomeriggio di metà agosto, per emettere un verdetto in un processo nei confronti di un ragazzo di 18 anni accusato di parricidio. In accordo con la legislazione americana (ora come allora), il verdetto (di colpevolezza o innocenza che sia) deve essere espresso all'unanimità. Un verdetto non unanime porta alla ripetizione del processo. Il processo pare non lasciare adito al dubbio; alcune testimonianze inchiodano il ragazzo alle sue responsabilità che paiono, da subito, chiare e definitive. I giurati pensano di sbrigare la faccenda in poco tempo emettendo un giudizio di colpevolezza che condannerà il ragazzo alla pena capitale. La vicenda però si complica da subito, quando uno dei Giurati, non convinto sulla colpevolezza dell'imputato, solleva dei dubbi sulle testimonianze e su come è stata impostata la difesa d'ufficio. Con una finezza psicologica pari alla sagacia dialettica, cerca con tenacia di convincere gli altri 11 a riesaminare il caso, smantellando la superficialità e i pregiudizi dei suoi colleghi nel nome di “un ragionevole dubbio”. Tra i 12 inizia un dibattito serrato, a volte violento, che li tratterrà più di quanto pensavano nella "fornace" della camera di consiglio, fino all'epilogo con sorpresa. Il copione sfrutta ottimamente molti elementi importanti: le testimonianze, incredibilmente contrastanti, rievocate e interpretate da ogni giurato; il rapporto fra un membro e l'altro della giuria in un caso di vita o di morte; il tipo emotivo di ogni singolo giurato; alcuni problemi pratici come il caldo, l'orario e la scomodità della stanza. La battaglia dialettica tra dodici persone chiuse in una stanza è metafora della nostra società con tutte le sue contraddizioni, le sue discriminazioni, le sue paure, le sue violenze. |
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PRIMA PAGINA di di Ben Hecht e Charles McArthur Regia Pinuccio Bellone Lo spettacolo Tribunale di Chicago 1929. I giornalisti aspettano l'esecuzione dell'anarco-marxista Earl Williams, condannato con la falsa accusa di omicidio. Il reporter Hildy Johnson, che ha deciso di sposarsi e lasciare la vita del cronista per quella del pubblicitario, resiste al suo cinico direttore che tenta di trattenerlo. Ma il condannato fugge e casca in braccio proprio a Johnson... NOTE DI REGIA |
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L'IMPAREGGIABILE DOLLY di Thornton Wilder
Regia Pinuccio Bellone e Giovanni Mellano La piccola cittadina di Yonkers e la metropoli di New York fanno da sfondo alle vicende del nostro spettacolo. Dolly Levy, infaticabile e vulcanica “mediatrice d'affari”, sempre pronta a risolvere i problemi dei suoi assistiti, ha l'incarico di trovare la moglie ideale al vedovo, ricco e scorbutico commerciante Orazio Vandergelder. Riuscirà nel suo intento o per la prima volta dovrà diventare cliente di se stessa e soddisfare le sue esigenze ancor prima di quelle di Orazio? Per far questo dovrà necessariamente intrecciare le vicende degli altri protagonisti della storia in un'incalzante sequenza di situazioni divertenti e paradossali. |
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IL BELVEDERE di Aldo Nicolaj
Regia Pinuccio Bellone Un uomo cerca di bloccare una donna che vuole gettarsi dal belvedere. Nel tentativo di farla ragionare cade nella sua rete e inizierà a vedere la propria vita in toni cupi, fino a scegliere volontariamente il suicidio. |
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LA SIGNORA E IL FUNZIONARIO di Aldo Nicolaj
Regia Pinuccio Bellone Un funzionario trova nel suo ufficio una misteriosa signora che gli annuncia un’imminente rivoluzione. Dopo scene di paura e di minaccia, la signora confesserà che per vincere la solitudine si diverte a spaventare i funzionari. |
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Regia Pinuccio Bellone L’AMBIENTE LA TRAMA NOTE DI REGIA |
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Regia Pinuccio Bellone
“L’autografo” con Cristina RIVOIR “Corto circuito” con Barbara MORRA “Sale e tabacchi” con Marina MORRA “Il Belvedere” con Annalisa Delpiano e Walter Lamberti IL BELVEDERE - Un uomo cerca di bloccare una donna che vuole gettarsi dal belvedere. Nel tentativo di farla ragionare cade nella sua rete e inizierà a vedere la propria vita in toni cupi, fino a scegliere volontariamente il suicidio. IL TELEGRAMMA - Laura Rossi, attrice squattrinata e in cerca di collocazione da più di un anno, alle prese con attese, ansie e frustrazioni mai come oggi così legate a questo mestiere. Un monologo frizzante, scoppiettante e dal ritmo serrato che vede come protagonista un’attrice che ha davanti a sé l’occasione professionale attesa da una vita, girare un film in Francia con un cast internazionale d’eccezione. A separarla dalla realizzazione di questo sogno potrebbe essere solamente l’arrivo di un nefasto telegramma che, a solo un paio d’ore dal volo aereo che dovrebbe condurla alle pendici della Tour Eiffel, potrebbe avvisarla del rifiuto del regista di investirla del ruolo di co-protagonista. Arriverà la terribile missiva? Oppure si coronerà il sogno di questa ambiziosa e strampalata attrice? “Il telegramma” offre uno scrigno di ironia, sagace umorismo e coinvolgente pathos che chiudono la serata col sorriso sulle labbra di ogni singolo spettatore. |
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INRI ... IN VERITA' VI DICO di Pinuccio Bellone Regia Pinuccio Bellone Pilato aveva scritto anche un cartello e l'aveva posto sopra la croce. Una semplice scritta, incisa sopra un pezzo di legno inchiodato ad una croce, ci ha dato lo spunto per presentare, in forma insolita, le vicende delle ultime ore terrene del Cristo. Abbiamo voluto dar voce anche a chi, nei quattro Vangeli, voce non ha. Per comprendere, noi per primi, quali potessero essere i sentimenti di chi visse, ai margini del racconto evangelico, ma con presenza viva ed importante, questa storia immortale. |
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UNA STORIA DEL PORTO di Paolo Delpino Regia Pinuccio Bellone LA STORIA Che cosa trasporta la nave chiamata “Stella Maris”? … Chi è Dora Lars? Perché Sebastian Almaro, malavitoso e contrabbandiere, viene trasformato in “poliziotto” e mette a rischio la propria vita per risolvere il mistero di questa nave olandese? … Chi sta facendo il doppio gioco? …e perché? PAOLO DELPINO bolognese, giallista per vocazione, milanese d'adozione ha partecipato con questo racconto all'edizione 2002 di “Esperienze in Giallo risultando tra gli otto finalisti. |
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QUEL SIGNORE CHE VENNE A PRANZO di Kaufmann e Hart Regia Pinuccio Bellone e Giovanni Mellano LA STORIA E’, nella sostanza, la caricatura feroce e clamorosa di un famoso divo della radio americana degli anni ’30: il barbuto Monthy Woolley, giornalista e scrittore dallo spirito diabolicamente caustico, amico-nemico di tutte le celebrità del tempo, temuto e riverito nel mondo del cinema e del teatro. La commedia ne fa un ritratto perfetto nel personaggio di SHERIDAN WHITESIDE il quale, durante un giro di conferenze ed a seguito di un banale infortunio, è costretto a passare alcune settimane su di una sedia a rotelle in una cittadina dell’Ohio, Mesalia, in casa dei Signori Ghita ed Ernesto Stanley, dove era stato invitato a pranzo. Questa sua degenza forzata riesce ad esasperare il suo comportamento bizzoso ed esigente ma anche a rendere parecchio difficile la vita tranquilla dei suoi ospiti. Quel signore che venne a pranzo è una fioritura esuberante di situazioni imprevedibili, di fantasie esagitate, quasi farsesche, degne di quel pieno abbandono con cui sanno ridere gli americani. Ma è anche il “revival”, a sorpresa, di un mondo ancora felice e di personaggi che hanno costruito la storia di circa mezzo secolo di cinema (Samuel Goldwin, Joan Crawford, Greta Garbo, Marlene Dietrich), di teatro d’opera (Arturo Toscanini e Tito Schipa), di letteratura (Herbert G. Wells e Sommerset Maugham), di politica (Anthony Eden, il Mahatma Gandhi ed Hailè Selassiè), del Jazz degli anni d’oro (su alcuni dei motivi resi famosi da Ella Fitzgerald e da Louis Armstrong, vengono cantate parti del dialogo originale e costruiti altri inserti musicali). Tanti i personaggi in scena (una trentina) ma tantissimi i personaggi in vario modo evocati: comparse invisibili ma tutte presenti più che mai durante lo scorrere incalzante, sorprendente, comico ed a volte grottesco di questa curiosa, straordinaria commedia. Giovanni Mellano e Pinuccio Bellone |
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LA CITTADINA BENSO di Pinuccio Bellone Regia Pinuccio Bellone |
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PINOCCHIO adattato da Pinuccio Bellone Regia Pinuccio Bellone I bellissimi burattini di Luigi FRANCOLINO prendono vita grazie alle voci de "La Corte dei Folli! in un teatrino fantastico e divertente che fa rivivere la magia e la bellezza di questa favola per grandi e per piccini. |
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INDOVINA CHI UCCIDE A CENA (cena con l'assassino) di Pinuccio Bellone Regia Pinuccio Bellone Cena con spettacolo |